Bullismo

Faccio l’esempio della mia esperienza

No, non ci possiamo fermar solo a veder gli eventi!

Se non prendiamo coscienza di andar oltre non risolveremo mai il problema.

E l’oltre, in questo caso è valutare i trascorsi, ossia il percorso che ha spinto e che spinge a diventar quello che si definisce il bullo.

Un tempo si diceva che la verità e il rispetto umano erano le prime cose che andavano insegnate ai bambini.

I primi valori che gli educatori  in genere, come famiglia, scuola, portavano insieme come elemento fondamentale per la crescita.

Mio figlio alle elementari chiedeva ai bidelli perché non pulissero bene i bagni e che era un loro dovere farlo, perché era un suo diritto trovarli puliti.

Era un bambino ribelle?

Alle medie un compagno involontariamente gli ha rotto un dente.

Anche se l’accaduto poteva capitare è questo un motivo per non essere avvisati dalla scuola?

L’insegnante presente in aula non avrebbe dovuto avere quanto meno l’educazione di dire: ”Mi spiace”, sia a me, ma soprattutto a mio figlio?

Parlando con una prof avvisata che in bagno venivano tirati dai ragazzini scope e bastoni, mi sono sentita dire” Signooooora, ma queste son ragaaaazzaaaate”

Mio figlio che deprecava l’accaduto poteva esser considerato un bambino con manie di persecuzioni?

Sentirsi sempre dire “il ragazzo non studia”, sentirsi sempre svalutato perché ogni disegno  consegnato veniva attribuito a me, sentirsi sempre dire “Stai zitto, non possiamo perdere tempo a far collegamenti con altre materie”, beh, non può tutto questo dar ad un ragazzino in crescita serenità e fiducia né in se stesso, né negli altri.

Da ciò, nessun miglioramento si potrà avere fino a quando famiglia e scuola non camminano in un percorso

di stretta collaborazione.

Dir sempre a un ragazzino “ non studi, non studi” quando la madre conferma il contrario, quando questo bambino ha un insegnante di doposcuola privato che lo valuta  bravo vuol dir che a scuola, da studente nell’ambito della classe, ha qualche problema che va affrontato.

Ed ogni ragazzino chiede aiuto a modo suo, dandoci un infinità di segnali.

E fino a qualche mese fa pensavo che forse questa collaborazione fosse solo un bla bla bla che si sentiva negli studi televisivi, quando facevano le trasmissioni su famiglia e scuola.

Credo che uno dei tanti problemi sia che i prof , ora come ora, si sentano non più come educatori, ma dei docenti universitari atti a svolgere esclusivamente la loro lezione e quelli proprio più attenti a chieder solo se ci sono domande.

Allora, per prima cosa, bisognerebbe rivalutar il ruolo dei prof nelle scuole.

Un educatore attento alla crescita di ogni individuo.

Un collaboratore della famiglia che non si limita alla preparazione scolastica, ma che ne valuti la personalità e lo sviluppo affettivo ed intellettuale.

Un prof che sappia far della classe l’alternativa sociale valida, forte, unita, generosa, collaboratrice, paziente, tollerante, amica.

È vero, ci sono genitori attenti e genitori che delegano solo alla scuola o, peggio, solo alla televisione e video giochi compiti che spetterebbero a loro.

Ora come ora, i nostri figli, con i doposcuola aggiunti, passano più tempo a scuola, che non a casa, che non in famiglia, e questo spazio di tempo passato a scuola non è per loro vissuto in maniera passiva, ma al contrario è la loro quasi principale fonte di crescita.

Lì c’è il confronto, l’antagonismo, la goliardia, e si mettono in gioco anche la timidezza e l’aggressività, lo sviluppo di una crescita più o meno avvenuti.

Trovo che sia sbagliato riempir le classi di trenta quaranta studenti.

E’ umano che un prof nel suo ruolo di educatore , non possa in queste condizioni, che far solo l’appello , una spiegazione veloce e una interrogazione che non gratifica nessuno.

Ma ci sono prof e prof…

Io li ho conosciuti tutti e due.

Quelli che non facevano altro che dir che lo studio è solo sacrificio, sacrificio, sacrificio. E quelli che ha adesso, che dicono che lo studio è bellezza della conoscenza, apertura di mondi antichi e nuovi, scoperta.

Ho conosciuto prof che non gratificano e prof che con gentilezza , con garbo parlano  con l’alunno per meglio conoscerlo e per farsi sentire vicini a loro.

Prof che insegnano che si fa così e basta, solo perché lo dicono loro, e prof che insegnano che si fa così perché è giusto portar avanti delle regole se queste rendono a ciascun individuo il rispetto per se stessi e per gli altri.

E’ anche su questi modelli che un ragazzino si forma!

Sul modello genitore e sul modello professore.

Sul modello genitore e professore autoritari “che si fa così , perché lo dico io”  in cui il ragazzino recepisce solo che il potere è del più forte o  sul modello genitore/professore che utilizzano il percorso scambievole di opinioni per giungere in un’unica via comune da seguire.

Noi genitori dovremmo unirci di più fra noi.

Non insegniamo ai nostri figli di aggiunger violenza a violenza con la scusa che questa è la società e bisogna imparare a difendersi.

A mio figlio un bullo, in classe, gli ha bruciato il giaccone mentre l’aveva indosso.

No, non si è girato e ha dato un pugno al compagno, come molti gli hanno detto che doveva fare.

Certo, ha avuto paura e a casa ha pensato di agire con tutte le più svariate forme aggressive, ma poi piano piano , parlandone, ha riflettuto e ha saputo denunziar l’accaduto in presidenza.

Ma tutto questo perché sapeva anche di aver accanto prof validi, che lo stimano e che lo vogliono bene, sia a lui che al suo compagno.

E l’ho conosciuto quel ragazzino!

E so che può sembrare strano, ma la tenerezza nel vederlo è stata grande!

Un ragazzino alto quanto mio figlio, grassottello, dal viso confuso imbronciato, che neanche riusciva a guardarmi negli occhi!

Mi chiedo se vale la pena aumentare i nostri orari di lavoro, guadagnar, far soldi, ancora di più, sempre di più, per non goderci invece la crescita dei nostri figli.

Io sono stata fortunata perché ho avuto la possibilità di lasciare  già da tempo il mio lavoro per star accanto a

mio figlio supportandolo in una stima di sé che stava perdendo.

Ma chi non ha questa fortuna, chi affida suo figlio alle sole strutture scolastiche, non dovrebbe esser ripagato di tale fiducia?

Oltre a rivoluzionar il mondo della scuola, perché vorrei più scuole si, ma anche con  più professori validi, meno allievi per classe , una scuola aperta tutto il giorno, dove integrar la propria conoscenza anche con altre attività alternative, che anche i genitori possano frequentare e confrontarsi fra loro .

Vorrei una scuola dove si potesse trascorrer anche il tempo di quando non si va a scuola per andarsi a divertir.

Cioè vorrei una scuola per sentita scelta individuale, dove si impara, si, un percorso di cultura, ma dove viverci è piacevole, entusiasmante anche se pieno di difficoltà, certo, ma pieni di risorse e di fiducia in se stessi e negli altri.

Ma vorrei rivoluzionare anche il mondo lavorativo.

A che serve a noi, modesti lavoratori, lavorare tutto questo tempo per poi non aver mai un attimo di tempo?

Corriamo indaffarati in mille faccende, a pagar questo e quello, a far file di qua e di là, ci arrabattiamo, ci arrampichiamo, ci incaparbiamo, mentre piano piano ci distruggiamo.

E non mi accontento di sentirmi dire “ Ma che vuoi, questa è la vita”

Daniela Lampasona